Skip to main content

Servizi alle imprese, commercio e sanità sono i settori trainanti per la nuova imprenditoria femminile che guadagna terreno

L’imprenditoria femminile in Italia guadagna terreno e riesce a mantenere un trend di crescita, senza grandi battute d’arresto. Gli indicatori sono ormai numerosi e raggiungono anche settori tradizionalmente deboli sino ad un recente passato, numeri alla mano lo ha certificato anche l’ultimo rapporto nazionale Unioncamere: le imprese gestite da donne hanno ormai raggiunto quota 38,6% del totale delle imprese attive nel Paese, con un aumento dello 0,8% rispetto all’anno precedente. In termini assoluti, le imprese femminili sono oltre 3,3 milioni.

Le donne imprenditrici sono presenti in tutti i settori economici, ma il loro contributo è particolarmente significativo nei servizi alle imprese, nel commercio e nella sanità. Rispetto alle rilevazioni precedenti emerge un incremento della presenza femminile anche in settori tradizionalmente maschili come la costruzione (+1,5%) e la produzione (+0,9%). Inoltre, il rapporto evidenzia come le donne imprenditrici siano più attive nell’ambito delle imprese individuali (58,1%) rispetto alle società di capitali (41,9%), una tendenza confermata anche dalla crisi pandemica che ha visto un aumento delle aperture di partita IVA rispetto a quelle di nuove imprese societarie.

È stata rilevata anche una maggiore incidenza delle imprese femminili nei territori del Mezzogiorno (+2,2%) rispetto alle regioni del Centro-Nord. Ciò però potrebbe essere spiegato da una maggiore difficoltà delle donne nel trovare lavoro dipendente in queste regioni e dalla presenza di maggiori opportunità di business in contesti più sfidanti. La maggiore concentrazione di imprese femminili nel Mezzogiorno da un lato potrebbe risentire anche del fattore dell’autoimpiego, dall’altro resta il fatto che esiste un tessuto imprenditoriale sul quale si può intervenire per aumentare la capacità competitiva, a prescindere dalle ragioni che l’hanno generato. Comunque, negli ultimi anni anche il fare impresa femminile si sta trasformando, perché, con l’ormai eliminazione del gap di istruzione tra i due generi, “l’avventura imprenditoriale è vista come un’opportunità a tutti gli effetti di piena affermazione professionale, e non solo come semplice auto-impiego”.

In ogni caso non di sole luci si può parlare, le ombre restano in diversi aspetti: nonostante l’incremento del numero di imprese femminili, il rapporto Unioncamere realizzato con il Centro Studi Tagliacarne evidenzia come le donne imprenditrici continuino a confrontarsi con molte sfide e discriminazioni, a partire dalla difficoltà di accedere al credito e di ottenere finanziamenti. Le donne continuano ad avere accesso a minori risorse finanziarie rispetto agli uomini e sono più spesso costrette a finanziare le loro attività attraverso risorse proprie o attraverso finanziamenti a breve termine. Inoltre, le donne imprenditrici sono ancora vittime di stereotipi di genere e pregiudizi che limitano il loro accesso a mercati e opportunità. Le donne tendono ad essere percepite come meno capaci di gestire l’aspetto finanziario del loro business rispetto agli uomini si legge nella ricerca.

Un capitolo a parte riguarda le imprese femminili giovanili, oggi con poco più di 151 mila unità rappresentano poco più dell’11% del totale delle imprese femminili, contro una percentuale minore per gli uomini (8,2%).Tuttavia nell’ultimo anno si verifica un peggioramento della dinamica, con la diminuzione di quasi 2 mila imprese femminili giovanili che suggerisce che incentrare politiche per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile è un investimento ancora più necessario per il futuro della crescita economica del Paese. Una evidenza che suffraga maggiormente l’importanza dell’impegno delle politiche a favore dell’imprenditorialità rosa, perché sostenere le imprese femminili significa anche sostenere maggiormente l’imprenditoria giovanile. Per affrontare queste sfide vengono individuate delle strade come l’implementazione di una serie di azioni. In particolare, il rapporto sottolinea l’importanza di sostenere le donne imprenditrici nella fase di avvio del business, ad esempio attraverso programmi di mentoring, accelerazione e formazione manageriale. Decisiva appare la promozione dell’accesso al credito per le donne imprenditrici, prevedendo forme di finanziamento agevolato e supporto nella redazione dei piani di business.