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Per la ripartenza del Paese il settore della robotica oggi in grave crisi ha bisogno di un grande rilancio

La robotica è entrata in campo nella grande crisi sanitaria anche per mantenere attive le funzioni ‘socioeconomiche’, un ambito ricco di soluzioni che ormai garantisce il funzionamento di importanti attività produttive e distributive, un settore investito in pieno dal vento del gravissimo dissesto economico. Eppure la capacità delle imprese italiane di produrre robot è molto alta e il ricorso alle tecnologie per mantenere vive le varie filiere conta ormai diversi ambiti, soprattutto per garantire quel distanziamento sociale considerato oggi cruciale per portare il contagio del Coronavirus a un livello controllabile e sostenibile per i sistemi sanitari, ma anche di aiuto a rivedere interamente il modo con cui vengono concepite le attività nelle aziende. In questo l’industria robotica italiana svolge un ruolo importante nella logistica, spostando oggetti o componenti da un luogo all’altro delle aziende riducendo al minimo il contatto ravvicinato tra le persone. Questi robot si basano, come quelli che rilevano la temperatura negli aeroporti, su sistemi di navigazione autonoma basati su tecnologie SLM, Self Localization Mapping (cioè di mappatura di auto-localizzazione), che consentono loro di interpretare l’ambiente, muoversi aggirando ostacoli e cose del genere. Sono già ampiamente usati nell’industria con i cosiddetti AGV (autonomous guided vehicles, veicoli a guida autonoma).

Non trascurabile è anche l’ambito applicativo della robotica chirurgica che potrebbe vedere uno sviluppo più intenso e anche un utilizzo maggiore in situazioni come questa, per evitare il contatto diretto dei chirurghi con i pazienti. Ai robot può anche essere affidata l’analisi delle superfici, e i robot di telepresenza, che possono essere impiegati per il controllo remoto dei pazienti, ma anche per effettuare operazioni a distanza, aiutare in situazioni semplici come ricordare l’orario per prendere le medicine o verificare la presenza di segni vitali in caso di caduta, di malore o anche semplicemente durante il sonno. Abbiamo conosciuto sviluppi e importanti passi in avanti in altre aree riconducibili a questi tempi difficili che includono la funzione ‘Call Robot’ che consente di centralizzare il loro controllo su un desk di comando. Un solo operatore può così controllare più pazienti e comunicare con loro, consentendo al personale sanitario di diradare gli ingressi nelle aree considerate più a rischio. Una soluzione che è nata dall’Università Federico II di Napoli e che a detta degli esperti si presta a futuri sviluppi.

Tutto bene dunque? Purtroppo lo stato attuale dell’economia dice il contrario, nonostante la comprovata utilità delle soluzioni di robotica, il settore ha vissuto ultimamente una fortissima contrazione, il mercato italiano ha visto quasi dimezzarsi (-41,3%) la raccolta degli ordini, calcolato dall’ufficio studi di Ucimu-Sistemi per Produrre per il quale di colpo è come se si fosse tornati al 2012 in termini di commesse. Il tracollo del mercato interno vede solo un piccolo sollievo nell’export dove il segno meno è molto più contenuto (-4,4%), ma completa il dato negativo il -11 negli ordini di macchine utensili. Proprio il presidente di Ucimu Massimo Carboniero ha lanciato un alert sul fatto che “stando così le cose la situazione non può che peggiorare visto che le nostre fabbriche sono rimaste chiuse a lungo, mentre i competitors, Germania in testa non hanno mai smesso di lavorare e quindi possono rispondere positivamente alle richieste del mercato internazionale”. Il suo calcolo è che già ad oggi dal mercato interno in termini assoluti mancano 300 milioni di euro all’appello. Il mercato cinese che era al vertice dell’export italiano è mancato quasi interamente bloccando il lavoro dell’industria italiana, ma ora che si è ripreso rivolge la sua domanda di approvvigionamento a chi è più aperto, o di fatto non ha mai chiuso.

I responsabili del settore assicurano che le imprese di robotica hanno al loro interno degli alti standard di sicurezza nei luoghi di lavoro e che hanno vissuto durante la Fase 1 dell’emergenza Coronavirus una pesante penalizzazione dall’impossibilità di portare avanti la filiera. Il brusco calo della raccolta ordini del primo trimestre preoccupa moltissimo le imprese del settore anche perché il risultato negativo resta comunque calmierato dall’attività che le aziende hanno svolto nei mesi di gennaio e febbraio, prima cioè dell’emergenza Coronavirus, quando la spinta del piano Transizione 4.0 pareva aver intercettato il favore del manifatturiero italiano, lasciando presagire un 2020 sul livello del 2019. Ora il mondo della robotica che tra l’altro investe continuamente nella ricerca spera di avere accesso pieno alle linee di credito messe in campo e nella riapertura completa all’export per rilanciarsi e proseguire quella strada di innovazione e sostegno delle imprese e dei cittadini.