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Per il piano grandi opere procedure nuove e la promessa di interventi rapidi ed efficaci

Ai 70 miliardi del piano grandi opere destinati alle infrastrutture sono affidate le occasioni di modernizzazione e di sviluppo di importanti aree geografiche del paese e anche quell’impulso per far tornare numeri accettabili all’economia italiana. Vediamo dove e come dovrebbero essere indirizzati i 48 progetti elaborati su scala nazionale, con un imminente via libera all’apertura dei cantieri sui quali stavolta si addensano le speranze che a prevalere sia il modello ponte di Genova piuttosto che i blocchi e i ritardi denunciati tante volte: L’Ance, l’associazione dei costruttori ha reso noto che prima della pandemia le grandi opere in sospeso erano 270 per 21 miliardi di euro, 330mila posti di lavoro e 75 miliardi come ricaduta possibile sul resto dell’economia.

Stavolta l’elenco delle opere predisposto dal governo, con relativi commissari straordinari locali dovrebbe avere criteri nuovi, si rivolge ad infrastrutture vecchie e recenti, alcune opere a lungo invocate, altre in via di ultimazione, altre ancora di nuova concezione. Vi rientreranno progetti molto conosciuti come le tratte ferroviarie Napoli/Bari e Brescia/Verona e il nodo ferroviario di Firenze, l’Alta velocità Palermo-Catania-Messina ma anche un lotto della Strada Statale 106 Jonica come pure le linee metropolitane M4 di Milano e la linea C di Roma. Troveranno completamento anche i lavori del nodo ferroviario di Genova ed il collegamento dell’ultimo miglio tra il Terzo Valico dei Giovi ed il Porto di Genova. In aggiunta a questi interventi l’opera strategica individuata è la messa in sicurezza del territorio e la realizzazione di un piano pluriennale di manutenzione ordinaria e straordinaria che, come evidenziato da Renzo Piano, riguarderà più generazioni. Tra le opere urgenti da sbloccare figurano numerosi interventi per il centro sud, oltre al già citato completamento della Metro C di Roma. Nel dossier hanno trovato spazio i lavori per le nuove infrastrutture di collegamento del porto di Civitavecchia con il nodo intermodale di Orte, insieme al completamento del collegamento stradale A12 tra Tarquinia e San Pietro in Palazzi e al potenziamento a 4 corsie della via Salaria. Lavori di ampliamento anche per la A24 e A25 Roma-L’Aquila, l’Autostrada dei Parchi, il proseguimento della Civitavecchia-Livorno e due interventi ferroviari. Il primo è completamento dell’anello ferroviario di Roma, tema ricorrente per ogni campagna elettorale da 30 anni a questa parte, ma mai ultimato e che permetterebbe anche lo scambio con la linea Roma Nord, oltre alla possibilità di nuovi collegamenti express con l’aeroporto di Fiumicino. E sempre a proposito di infrastruttura su rotaia c’è anche in programma il raddoppio ad Alta Capacità della linea Roma-Pescara. Dalla prima stesura delle opere sembra invece che sia stato messo in stand-by il progetto della Roma-Latina con la bretella Cisterna-Valmontone.

Fuori dal contesto dei trasporti il piano riguarderà gli interventi sulla dissestata rete idrica italiana come quello dell’acquedotto del Peschiera che approvvigiona l’80 per cento dei romani, ma anche il reatino, la bassa Sabina e la costa settentrionale del Lazio. Nel dossier anche la realizzazione del polo Cibernetico, 12 progetti del ministero dell’Interno per riqualificare caserme e uffici, nonché la ristrutturazione di alcuni commissariati di Polizia. Interventi previsti anche per i porti con la darsena per Livorno e la diga foranea di Genova che vale circa un miliardo.

Complessivamente sono 48 i progetti da sbloccare: dieci infrastrutture stradali, quindici ferroviarie, sette tra reti idriche e dighe, due interventi per i porti e 12 per la riqualificazione di caserme e uffici. I tempi di apertura dei cantieri dovrebbero essere brevi, il governo procederà per decreti e a meno di intoppi che possono arrivare dai commissari straordinari sui quali è atteso un parere da parte delle commissioni parlamentari, l’obiettivo è di cominciare i lavori entro la fine del mese di ottobre. Sarà lo stesso presidente del Consiglio Conte ad assumersi la responsabilità di aggiungere, modificare o eliminare le opere indicate dal ministero delle Infrastrutture.