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Non è ancora crisi: il tasso di investimento delle imprese è al livello più alto dal 2008 e i progressi nella produzione industriale sono visibili anche nei primi mesi del 2022

A leggere i conti che descrivono i risultati conseguiti da imprese e amministrazioni pubbliche emergono elementi che per adesso non sono da economia di crisi. Le nuove incertezze dovute al conflitto e la politica delle sanzioni dell’occidente si concretizzeranno sulle previsioni: l’Fmi ha tagliato le stime di crescita, e sulla seconda parte dell’anno, ma ad oggi il quadro è praticamente intatto e restituisce dati importanti contenuti nell’ultimo report di Istat: Per le società non finanziarie il valore aggiunto cresce dell’8,9 per cento e il tasso di investimento sale al 22,8 per cento, il livello più alto dal 2008. L’istituto di statistica invita a leggere il processo economico attraverso i comportamenti degli operatori e la reazione del settore privato ha trainato la ripresa economica e anche il valore generato dall’attività delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 4,7 miliardi di euro.

Gli investimenti fissi lordi delle società non finanziarie, dopo il crollo registrato nel 2020, secondo l’Istat hanno registrato nel corso del 2021 un incremento di 7 miliardi sopra il livello pre-crisi. La dinamica degli investimenti, più sostenuta di quella del valore aggiunto, ha indotto un aumento record guidato dall’acquisto di macchinari e attrezzature (+12,2 miliardi di euro, +21,3% rispetto al 2020) e mezzi di trasporto (+1,9 miliardi, +11,4%), nonché dalle spese relative all’acquisizione e/o manutenzione di immobili residenziali e non residenziali (+6,5 miliardi, +30,4%).

La produzione industriale poi, non si può dire che non faccia progressi, a febbraio 2022 l’indice destagionalizzato riporta aumenti del 4% rispetto a gennaio e la ‘caduta’ nella media del trimestre dicembre-febbraio è di appena lo 0,9% rispetto al trimestre precedente. Aumenti congiunturali sono in tutti i raggruppamenti principali di industrie, da quelle che producono beni di consumo a quelli intermedi e strumentali, semmai è proprio l’energia a segnare i progressi più contenuti sia pure con oscillazioni verso l’alto più marcate in termini tendenziali. Ma in ogni caso, come ha certificato l’Istat, se è vero che dopo quattro trimestri di crescita, nel primo trimestre 2022 il Pil è tornato a diminuire (-0,2%), lo ha fatto meno delle previsioni (-0,5%) e su base tendenziale invece è cresciuto del 5,8%. E anche l’inflazione dopo la corsa degli ultimi nove mesi ad aprile è rallentata.

Nelle aziende si stanno inoltre moltiplicando gli investimenti in sostenibilità, meno apparenti nei conti macroeconomici del report sopracitato ma che secondo altri indicatori sono in costante incremento, in particolare alle voci tecnologia e formazione a supporto di imprenditori, manager e professionisti. Lo sviluppo del cloud computing è un mercato che in Italia nel 2021 ha raggiunto gli 3,84 miliardi di euro (+16% – dato Politecnico di Milano) e che può generare un extra-Pil pari a 20 miliardi al 2025 (dato The European House Ambrosetti). Durante l’ultimo biennio il mondo del lavoro ha subito profonde trasformazioni e le aziende sono alla ricerca di nuovi modelli per poter garantire produttività e un bilanciamento di attività compatibile con le esigenze dei dipendenti. Un numero sempre crescente di occupati è ora più propenso a dare priorità alla salute e al benessere e la vera sfida di questa nuova era del lavoro ibrido, secondo i pareri raccolti tra molti dirigenti aziendali, sarà la capacità di ingaggiare i dipendenti nell’ottimizzazione dei processi, riduzione dei tempi e dei costi legati alle trasferte e incremento del tasso di risoluzione delle problematiche. Dinamiche che si inseriranno sulle statistiche future degli investimenti e delle prestazioni delle attività produttive italiane.