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Le Infrastrutture digitali nelle città italiane crescono anche se a velocità diverse, l’innovazione va avanti e le eccellenze tecnologiche raggiungono nuove filiere produttive

Le infrastrutture digitali nelle città italiane sono migliorate, anche se la loro presenza ed efficienza non appare omogenea. Svettano Roma e Milano, ma anche Palermo e Genova, non vanno bene come dovrebbero Bologna e Torino, scontano ancora pesanti ritardi Rovigo e Crotone agli ultimi posti della classifica elaborata da Ey con il suo Digital Infrastructure Index che esamina non solo la connettività fissa, mobile, wi-fi, ma anche le tecnologie IoT, l’Internet delle cose, tutto l’ambito delle applicazioni di sensoristica per la sicurezza e smart grid, nonchè la capacità di soddisfare la domanda delle imprese. Si cerca così di massimizzare le capacità di raccolta e utilizzo dei dati da una moltitudine di sorgenti a vantaggio di una maggiore digitalizzazione e automazione dei processi e dello sviluppo di nuovi business e servizi a valore aggiunto.  

I risultati sono basati inoltre sulla base della presenza sul territorio delle filiere produttive con almeno una specializzazione produttiva forte. L’esame del fatturato fornisce una rappresentazione di quanto le infrastrutture digitali sostengano i distretti produttivi. I risultati secondo lo studio di Ey non sono particolarmente positivi e spiccano aree produttive particolarmente penalizzate come le Marche e il Piemonte meridionale, dove il livello di infrastrutturazione digitale non appare adeguato al potenziale industriale di quelle aree. Di contro crescono generalmente gli investimenti IoT e nella sensoristica, nel nostro paese la fibra è in decisa espansione, con un tasso di crescita della rete tra i più elevati in Europa. Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio del Garante per le Telecomunicazioni, le connessioni direttamente nelle abitazioni e nelle imprese o ‘to the cabinet’ raggiungono oggi il 51,4% delle utenze, mentre solo 4 anni fa la percentuale si fermava ad appena il 9,6%. 

La digitalizzazione delle filiere oggi corre soprattutto nel settore Technology e Telco, in quello Media e Entertainment, Real Estate e nel Farmaceutico. Devono scalare posizioni la Agrifood, il Retail food. Non tutto va compreso nel noto gap Nord-Sud, un esempio è fornito dal fenomeno Palermo, rilevato da una graduatoria dell’indice di trasformazione digitale ICity Rank stilata da Fpa: il capoluogo siciliano ha fatto un salto dal 77esimo al 13esimo posto per i processi di digitalizzazione, dai servizi pubblici online della Pubblica amministrazione, sino alla realizzazione di reti Wi-Fi pubbliche e tecnologie di rete intelligenti. 

E va avanti anche l’innovazione con l’implementazione della tecnologia “fiber sensing”, l’impiego delle reti in fibra ottica come un insieme di sensori, una matassa in cui le informazioni corrono alla velocità della luce sotto forma di fotoni, quindi molto più rapidamente rispetto a qualsiasi altro mezzo di trasmissione. Le applicazioni di fibersensing esistono già da tempo e vengono usate ad oggi soprattutto per il monitoraggio degli edifici, le perdite di gas o liquidi dalle tubature, o individuare anomalie in motori o macchinari industriali. In futuro si pensa ad un utilizzo come sensore per usi scientifici e industriali in diversi ambiti e servirà anche per contribuire a creare un’infrastruttura europea di comunicazione quantistica. Sostegni dallo stato centrale dovrebbero giungere attraverso il Recovery Plan, dove sono stati aumentati da 48,7 a 66 miliardi di euro i fondi per la transizione digitale messi a punto dal ministero dell’Economia e delle Finanze.