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Il sistema delle Startup digitali italiane si sviluppa e recupera terreno sul resto d’Europa, aumentano gli investimenti e la capacità di generare nuovi mercati

Migliora il livello di imprenditorialità e più in generale lo sviluppo delle startup digitali italiane. Il tempo dell’emergenza Covid-19 ha poi contribuito a portare una accelerazione in un panorama che vede il nostro paese sempre indietro rispetto alle altre realtà europee, ma con segni di vitalità e di incremento dei valori delle sue imprese innovative. Dall’analisi dell’intero processo imprenditoriale emergono maggiori investimenti anche se in quantità minore rispetto alle altre economie europee, ma i fondi stranieri hanno iniziato ad acquistare quote anche in modo consistente e in alcuni fortunati casi si è prodotta una sinergia di grandi marchi che si sono avvalsi dell’expertise di nuove società digitali sviluppando progetti comuni e acquisizioni.

L’ecosistema delle startup ogni anno viene monitorato dall’ Entrepreneurial Quantity Index che colloca l’Italia al 25esimo per quantità totale di investimenti equity per il finanziamento di startup in rapporto al Pil, ma evidenzia anche una scalata di tre posizioni rispetto all’anno scorso che la portano al 16esimo posto in Europa nel Quality Index per operazioni di investimento superiori ai 5 milioni di euro, una soglia che porta una startup a diventare una scaleup, dunque un contribuente rilevante per l’economia, sia in termini di generazione di entrate che di offerta di lavoro. Nello studio di Digital 360 l’Italia mostra un miglioramento di una posizione in classifica, ma tralasciando gli indici irraggiungibili di Uk, Irlanda e Svezia, non è distante da altri importanti paesi di media fascia come la Spagna. E questi numeri non tengono conto degli sconvolgimenti della pandemia che secondo gli analisti sta producendo un’accelerazione inedita, includendo anche il contributo di un miliardo di euro sulle startup stanziato dal Fondo nazionale dell’innovazione.

Si può parlare di evoluzione dell’ecosistema delle startup che vengono costantemente monitorate sin dal 2012 e che dalle ultime rilevazioni sono risultate più di 11mila, occupano più di 50mila persone e hanno un giro d’affari di poco più di un miliardo di euro e una produzione media di 163mila euro. Numeri da leggere proprio in ottica start up, laddove il fatturato non è una variabile che ne stabilisce il successo nella fase di avviamento del progetto inevitabilmente gravato di tutti i suoi costi di investimento. La vitalità è contenuta nella capacità di abilitare nuove economie e generare nuovi mercati per questi gli indici entrepreneurial considerati in questo report sono tre:

  • il quantity che misura gli investimenti equity immessi nel sistema imprenditoriale;
  • il quality focalizzato sulle operazioni di investimento di maggior dimensione, finalizzate a finanziare la fase di scaling up;
  • l’Outcome Index che misura i risultati dell’attività in termini di numero di Exit realizzate, ossia il numero di startup che si quotano in borsa o vengono acquisite da parte di imprese più grandi e di Unicorni, le imprese che raggiungono una valorizzazione complessiva di almeno un miliardo di dollari.

Nel panorama europeo, al di fuori delle nazioni che hanno sfruttato al massimo le generose agevolazioni fiscali come Irlanda e Lussemburgo, spiccano le ottime posizioni ottenute da piccoli paesi come Lettonia ed Estonia che sono stati in grado di creare condizioni strutturali a livello normativo estremamente positive.

Per questo motivo viene ritenuto cruciale da Digital360 sostenere il sistema della start up italiane con liquidità e semplificazioni di oneri e burocrazia, attraverso interventi oltre al sopracitato Fondo nazionale dell’Innovazione, l’utilizzo delle importanti risorse finanziarie del Recovery Fund che in un contesto difficile come quello presente potrebbero essere indirizzate anche verso l’ecosistema delle startup tecnologiche. Una iniezione di risorse per cercare di recuperare il gap rispetto ai primi in classifica.