Skip to main content

Il mercato dell’auto che tira ormai è quello elettrico, ma è alle prese con un’infrastruttura di ricarica ancora carente e disomogenea sul territorio

Il mercato dell’auto continua a registrare record negativi, le immatricolazioni di nuove auto in Europa sono ai minimi storici degli ultimi tre decenni; resiste e cresce però il segmento delle elettriche e ibride plug-in, che permette al comparto di proseguire ad immaginare un futuro di sviluppo per l’auto a bassa emissione. A far guardare al 2022 con una buona dose di ottimismo sono le immatricolazioni dei veicoli di questa categoria che a livello europeo ormai hanno ampiamente superato le vendite dei modelli diesel, mentre le immatricolazioni delle auto a benzina sono risultate più del doppio di quelle a basse emissioni. In più gli europei comprano più macchine europee che asiatiche, nonostante la carenza di chip che ha avuto un notevole impatto sulla produzione, i modelli più scelti sono fabbricati dalla Renault, Peugeot, Dacia che precedono a livello generale le Toyota e le Hyundai, anche se la classifica ha molti distinguo a livello di singoli paesi dell’Unione europea. In Italia nel 2021 nella top ten vince per distacco la Fiat 500 elettrica su Smart, Renault Twingo e Dacia Spring e tranne l’”intrusione” in classifica della Tesla Model 3, tutte le altre sono vetture europee.

L’automotive dunque scommette su un 2022 di sviluppo, ma nel nostro paese deve fare i conti con il dispiegamento di un’adeguata infrastruttura di ricarica perché l’adozione delle auto ecologiche avvenga su larga scala. Sono ormai consolidati i dati offerti da diversi e-mobility service provider che mappano e geo localizzano le colonnine di ricarica installate su tutto il territorio italiano, dai quali si ricava che in Italia ci sono mediamente 2,3 punti di ricarica ogni 100 chilometri, dato che ulteriormente frazionato corrisponde a uno ogni 43 chilometri, anche se il Decreto Semplificazioni considerava un altro calcolo prevedendo l’installazione di un punto di ricarica ogni mille abitanti. In ogni caso quel traguardo è lontano, e per di più le differenze territoriali sono ampie, se ad Aosta troviamo 7,1 stazioni ogni 100 km (Fonte GoElectricStations e Istat), passiamo a 6,2 di Milano che ottiene un buon risultato e a scendere tra le grandi città Firenze (5,1), Torino 4, Bologna 3,6, mentre il sud è molto distante nella classifica con stazioni ogni 200 e anche 250 chilometri come nel caso di Avellino e Crotone.

C’è poi il caso Roma, se appunto è stata prevista l’installazione di un punto di ricarica ogni mille abitanti, calcolo presto fatto a Roma dovrebbero esserci 3.000 postazioni. Ma ad oggi ce ne sono 637 e di queste in funzione solo 524. Una su cinque è in attesa di attivazione. E come se non bastasse solo 60 mini distributori permettono di riempire la batteria rapidamente. Le altre sono a ricarica lenta. Per accendere una nuova colonnina poi solitamente non passa meno di un anno, tempi biblici se confrontati al ritmo con cui il settore automobilistico si muove verso la transizione. Eppure l’assessore alla mobilità di Roma Patanè si è dato un obiettivo: arrivare a circa 2000 stalli di ricarica per il Giubileo e portare gli impianti anche in periferia visto che i pochi che ci sono ad oggi sono concentrati al centro e in alcuni quartieri come Prati, Trieste ed Eur. L’esempio di Roma su scala diversa è riprodotto in altre realtà metropolitane e pone l’esigenza di migliorare il network, fattore decisivo per la diffusione dell’auto ricaricabile, oggi l’80 per cento dei possessori di veicoli elettrici fa tutto in casa, ma l’obiettivo condiviso da tutte le parti è quello di allargare l’offerta di punti di ricarica sul territorio e studiare nuove tariffe accompagnate da forme di pagamento chiare e semplici.