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Dal mercato immobiliare nonostante la contrazione segnali di vitalità, a trainare il residenziale, logistico, industriale e terziario

L’ultima parte del 2020 per il mercato immobiliare sarà di assestamento e comunque con il segno negativo, ma secondo gli esperti l’outlook sul 2021 non è affatto negativo e sarà all’insegna del rimbalzo anche in questo settore. Il Real Estate italiano non smetterà di attrarre investimenti che nel 2021 si rivolgeranno soprattutto ai segmenti residenziale, logistico, industriale e terziario, un fenomeno che riguarderà sia Milano che Roma. Gli operatori del settore semmai si soffermano sui cambiamenti in atto che stanno portando a pensare e sviluppare nuovi prodotti per il residenziale e gli uffici, in grado di rispondere alle differenti esigenze degli utenti. Ma la vitalità dell’immobiliare è testimoniata anche dalla performance positiva della logistica, spinta dalla significativa crescita dell’e-commerce nel periodo del lockdown, che raggiunge il 16% del valore complessivo degli investimenti. Il mercato delle case risentirà di quello che è successo in questi mesi, è destinato a modificare le sue tendenze, ma certo non a passare di moda. Anzi, l’importanza della casa con il lockdown ha ritrovato nuovo vigore e gli operatori del Real Estate dopo aver incassato un calo di oltre il 15% stimano una ripresa di quasi l’8% il prossimo anno e il traino arriverà proprio dal mercato residenziale, pur in un contesto di prezzi mediamente ancora in leggero calo. Se nel 2020 tutto porta il segno meno, in particolare in Italia i prezzi delle case diminuiscono del 2,1 per cento, per il 2021 i valori potrebbero tornare velocemente al periodo pre emergenza e ricominciare a salire, sia pure ad una velocità ad oggi imprevedibile. Per Nomisma nell’ultima parte di quest’anno e nel 2021 sarà la componente di domanda con disponibilità reddituale e patrimoniale a trainare il mercato della compravendita.

Ancora da capire bene quale entità avrà il fenomeno ‘vado a vivere in campagna’ che nei mesi più difficili dell’emergenza sanitaria ha prodotti notevoli flussi di persone che potevano permetterselo ad abbandonare le grandi città. Tra i trend dell’immobiliare si nota l’accentuarsi di ricerche di case più grandi in zone periferiche o extra urbane con giardini e ampi balconi, nel timore che possano ripetersi lockdown e quarantene. Secondo Confabitare per queste tipologie di abitazione sono previsti aumenti dei prezzi sino ad un 5-10%, mentre per le locazioni si potrebbe verificare un fenomeno opposto, ovvero una riduzione dei canoni compresa tra il 5 e il 10% già nel primo semestre del 2021, per poi riprendere quota nei due anni che seguiranno. Ci sono uffici studi di società immobiliari che hanno notato incrementi significativi in alcune province del nord (Brescia, Milano, Torino) e soprattutto in provincia di Roma dove in estate la variazione della domanda di case e appartamenti al di fuori della cintura urbana della capitale è aumentata del 37 per cento rispetto all’anno prima (Fonte Idealista). E di conseguenza le quotazioni, con i costi al metro quadrato nell’hinterland romano aumentati anche più del 25%. A Milano succede qualcosa di analogo, mentre in altre province con città più piccole come Bologna si verifica un trend opposto, di calo e non di crescita di interesse e prezzi.

Nelle compravendite peserà anche l’andamento generale dell’economia, i paesi occidentali, Italia compresa, sono già entrati in deflazione, un ciclo che agisce sulle aspettative dei consumatori portandoli a rimandare acquisti importanti come automobile o casa, in previsione di ulteriori abbassamenti di prezzi. I tassi dei mutui ipotecari sono poi ai minimi storici, sia le soluzioni a rata variabile che quelle a tasso fisso sono scese per la prima volta sotto lo 0,5% e ciò riguarda anche il costo delle surroghe. Inoltre la differenza tra fisso e variabile si è praticamente annullata portando una novità fondamentale nel mercato: l’88% dei nuovi mutui è a tasso fisso (fonte Bussola Mutui Crif-MutuiSupermarket). I mutui a tasso fisso dipendono dal tasso Euris e quindi dalle prospettive di inflazione sulla quale la previsione per l’Unione europea è di un aumento dell’1,2 per cento nei prossimi 10 anni.