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Con l’occhio vigile dei regolatori e il miglioramento delle tecnologie la biometria entrerà in pieno nel nostro quotidiano.

Lo sviluppo della tecnologia biometrica sta cambiando i nostri gesti quotidiani, gli investimenti si moltiplicano per aumentare la fruibilità, ma anche per costruire ambienti sicuri, considerati anche i rischi di falle nelle reti neurali e di machine learning. Il temuto breaching è sempre dietro l’angolo perchè nonostante l’incessante lavoro di ricerca, nel quale, tra l’altro, l’industria italiana ha un ruolo preminente con tante start up uscite dalle Università di Siena, Milano, Roma e Trento, la perfetta integrazione uomo-algoritmo è ancora lontana. Gli specialisti mettono in guardia ad esempio sul riconoscimento facciale, ad oggi ci sono ancora segnali non percettibili dagli esseri umani che possono ingannare gli algoritmi e falsare il riconoscimento facciale. Di qui il richiamo arrivato in occasione del congresso mondiale sull’intelligenza artificiale per la creazione di meccanismi di tutela. Tanto che i leader dell’Unione Europea stanno valutando la possibilità di vietare l’uso del riconoscimento facciale negli spazi pubblici per un periodo massimo di cinque anni, fino a quando non saranno messe in atto misure di salvaguardia per mitigare i rischi della tecnologia. Sulla base delle severe leggi sulla privacy esistenti in Europa, un “futuro quadro normativo potrebbe andare oltre e includere un divieto limitato nel tempo dell’uso della tecnologia di riconoscimento facciale negli spazi pubblici”, afferma una bozza di 18 pagine per un “libro bianco” che il Vicepresidente esecutivo Margrethe Vestager dovrebbe presentare al Presidente della Commissione Ursula von der Leyen e ad altri commissari durante una riunione a metà febbraio. Secondo un funzionario direttamente coinvolto, il documento è stato creato prima della nomina del commissario per il mercato interno Thierry Breton. “Ciò significherebbe che l’uso della tecnologia di riconoscimento facciale da parte di attori privati o pubblici in spazi pubblici sarebbe proibito per un periodo determinato (ad esempio 3-5 anni) durante il quale potrebbe essere identificata e sviluppata una solida metodologia per valutare gli impatti di questa tecnologia e le possibili misure di gestione del rischio”, aggiunge il documento.

La nuova leadership dell’UE, che si è insediata a dicembre, ha annunciato che avvierà una legislazione per la tecnologia dell’IA entro i primi 100 giorni del suo mandato, sperando di divenire la prima regione del mondo con leggi per le tecnologie emergenti. Come primo passo, a fine febbraio Bruxelles rilascerà dunque un “libro bianco”, in cui saranno illustrate le diverse opzioni su come procedere. In seguito, l’UE passerà mesi a raccogliere i feedback dell’industria, della società civile e dei governi nazionali, secondo i funzionari coinvolti nel processo; non sono previsti inasprimenti di leggi entro la fine dell’anno.

La bozza di documento presenta però un dettagliato regolamento per diverse applicazioni di IA, in netto contrasto con le linee guida non vincolanti rilasciate dal governo statunitense all’inizio di questo mese, in cui la Casa Bianca ha esortato a non adottare un approccio diretto alla regolamentazione dell’IA. “Il quadro normativo per l’intelligenza artificiale deve essere coerente con gli obiettivi generali dell’approccio europeo all’intelligenza artificiale”, afferma la bozza. Questo, aggiunge, è “promuovere la capacità di innovazione dell’Europa in questo nuovo e promettente campo, assicurando al contempo che questa tecnologia sia sviluppata e utilizzata in modo da rispettare i valori e i principi europei”.

Dunque i legislatori sono in movimento, così come lo siamo tutti noi alle prese con la biometria entrata prepotentemente nella vita di tutti i giorni. Sblocchiamo dispositivi mobili e attiviamo password con lo sguardo, I nostri viaggi stanno cambiando, negli aeroporti il digitale si va consolidando, nel 2019 le compagnie aeree e i gestori degli scali in tutto il mondo sono arrivati ad investire ben 50 miliardi di dollari in tecnologie informatiche per ottimizzare le procedure e innalzare i livelli di sicurezza. Secondo Sita, leader mondiale nel settore dell’informatica e delle comunicazioni per il trasporto aereo nel prossimo biennio la biometria sarà usata dal 63 per cento delle compagnie aeree nel mondo. A Fiumicino la KLM sta sperimentando sulla rotta Roma Amsterdam un ‘token digitale’ in grado di far di più che leggere i dati del chip del passaporto, ma di confrontarli direttamente con i tratti unici e distintivi dei passeggeri, unitamente ai dati personali. Per rispetto della privacy viene chiesto il consenso, non vengono scattate fotografie e non c’è conservazione dei dati, se non per il tempo strettamente necessario. Una volta che il passeggero lascia lo scalo nessun dato resta archiviato. Il file criptato che si genera al check-in viene utilizzato solo per accompagnare il passeggero in tutte le fasi del viaggio. E l’innovazione con la biometria nei servizi aeroportuali potrà essere applicata anche ad altri tipi di trasporto, sempre con l’obiettivo di semplificare i gesti dell’esibizione di un biglietto o di un documento e di innalzare gli standard di sicurezza, privacy permettendo.